Sul cammino di San Jacopo, l’accoglienza a Firenze della comunità di v. G. Monaco
5 Luglio 2021
È più bello insieme
7 Dicembre 2021
Durante gli esercizi al Santuario di Vicoforte - Mondovì (CN) che si sono tenuti da domenica 11 a sabato 17 luglio 2021, abbiamo organizzato una giornata domenicana come partecipazione viva di tutte al Giubileo che si sta celebrando. Ci siamo sentite invitate a tavola con san Domenico e ci siamo raccolte anche fisicamente intorno ad una lunga tavola per pregare, per fare memoria dell’eredità ricevuta e fare festa insieme. A sottolineare il bisogno e il desiderio di comunione, ognuna ha scritto una lettera invitando una sorella per riallacciare nell’intimità rapporti spesso sfilacciati. Pubblichiamo la lettera che suor Giacomina, Priora Generale, ha scritto a tutte e a ciascuna come invito a riflettere sul significato della “tavola” nel desiderio che a tutte e a ciascuna sia dato di vivere questa ricca e importante dimensione. A seguire la lettera che suor Edvige ha scritto alle sorelle più giovani.

Suor Giacomina Tagliaferri - Torino

Carissime sorelle, vi scrivo per invitarvi tutte, come comunità e come singole, a “ tavola con san Domenico”. Mi pare infatti di intuire che la nostra vita, nella nostra famiglia, dovrebbe svolgersi intorno ad una tavola che io immagino: rotonda, senza spigoli, dove nessuna abbia un posto privilegiato o di riserva e dove sia favorito l’incontro; ampia non per mantenere le distanze, ma per accogliere e accoglierci nelle nostre reciproche diversità e fragilità… convinte che queste costituiscono una vera ricchezza, perché nella nostra debolezza si manifesta la potenza del nostro Dio; una tavola ampia consente di lasciare posti per ospitare altre/i che stanno per arrivare e saranno i benvenuti. La tavola, luogo metaforico e reale dove: - si impara la dimensione dell’attesa e ci si lascia dilatare il cuore; - si condivide il pane e si diventa compagne/i di viaggio; - si gusta il cibo che qualcuno ha preparato per il nostro sostentamento e per il nostro bene e si cresce nella gratitudine; - si gioisce nel narrare e nell’ascoltare i vissuti, le speranze e le angosce; - si impara a fare unità tra noi e il cosmo. La storia del cibo ci aiuta ad ampliare gli orizzonti, a maturare nel rispetto profondo di chi ce lo fornisce, di chi diventa cibo per noi, delle storie degli altri esseri viventi … della terra di cui facciamo parte, del ciclo delle sue stagioni…; - si cresce nella consapevolezza che dietro il cibo ci sono storie reali di soprusi, sfruttamento, disuguaglianze, conflitti e quindi si matura insieme nella determinazione che la ricerca della pace e della giustizia dipende anche dalle nostre piccole scelte quotidiane; - ci si aspetta rispettando i ritmi di ciascuno/a e ci si riposa perché la tavola è preludio e segno del vero banchetto nel tempo senza tempo; - si riceve devotamente la benedizione di Dio e si impara a benedire, cioè a dire bene di Dio, delle sorelle, dei fratelli tutti, del creato; - i nostri volti si distendono e si rasserenano anche quando si affrontano argomenti difficili e si cresce nella sororità che non conosce barriere; - si percepisce la “Divina Presenza” che è per noi forza, rifugio e sicurezza e ci si dispone ad abbandonarci alla fedeltà di Dio; - ci si forma reciprocamente ad essere donne di speranza. Questa sia la nostra vera identità troppo spesso opacizzata dai nostri mali e dalle nostre malinconie; - si acquista e ci si alimenta vicendevolmente la bellezza di uno sguardo rinnovato sul mondo e sulla nostra famiglia religiosa; - si coltiva il sogno di accogliere tutti, come succedeva a Domenico, nell’ampio seno della carità per essere a nostra volta accolte; - si impara a vivere con leggerezza comunicandoci la reciproca nostalgia dell’essere UNO insieme a tutta l’umanità e a tutto il cosmo, per cantare all’unisono: Vieni Signore Gesù

Suor Edvige Tamburini - Torino

Carissima sorella più giovane che sei tra le ultime arrivate nella nostra famiglia, vorrei invitarti a pranzo per parlarci in modo informale e fraterno di come vivere al meglio questo momento della Congregazione e per confermarci nella fiducia. Tu forse intravedi un futuro incerto con tanti problemi e poche prospettive anche perché per la contingenza del momento senti parlare quasi solo di urgenze. Io sono sommersa da tanti pensieri e decisioni difficili che a volte mi impediscono di essere disponibile ad un incontro sereno e gratuito. Vorrei però dirti che quanto vivo, anche quando è pesante, perché sono impreparata a questo “mestiere”, è finalizzato ad alleggerire il peso di tanti bagagli accumulati negli anni e penso a te e a voi più giovani nell’intento di rendervi più spedito il cammino. Ma ce lo diremo meglio a tavola dove si manifesta la “fantasia” di Dio giacché proprio a tavola ha istituito il segno più grande della sua presenza tra noi. A presto dunque.